4 gennaio 2010

L'isola del giorno prima, Umberto Eco

La storia di Roberto - naufrago nel 1643, aspirante scrittore di lettere destinate ad un'inconsapevole amata che mai le leggerà - non è che un pretesto per narrare un'epoca in cui radicati dogmi religiosi si scontrano con nuove teorie filosofico-scientifiche, facendo rischiare le conseguenze di una scomunica ad ogni sprovveduta mente che osi comunicare ad alta voce i propri dubbi.


Eco, uno tra i più importanti esperti di semiotica e linguistica, nonché uno degli uomini più colti di cui può vantarsi il nostro Paese, offre al lettore l'opportunità di immergersi in un periodo storico così controverso e distante, fatto di difficoltà e complicazioni che da generazioni abbiamo smesso di considerare tali.

L'isola del giorno prima è molto di più: è una prova di quanto la lingua italiana possa essere materiale creativo malleabile infinitamente componibile e di quanto essa sia - anche in tempi di analfabetismo di ritorno - affascinante e seducente nella sua volubilità e versatilità.

Eco narra questa storia come se l'avesse ricostruita a partire da un antico manoscritto giuntogli per vie misteriose ed inizia riportandone alcune righe:
"Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un'aborrita salvezzza: sono, credo, a memoria d'uomo, l'unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta."

2 commenti:

  1. Veramente ben fatto questo sito, ho sempre seguito i tuoi consigli e mi sono trovato bene.

    Grazie!

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  2. L'ho appena cominciato ma forse mi è passata la fase Eco... troppo intelletualoide per questo tratto incasinato della mia vita! Resta cmq un ottimo scrittore, lo apprezzo molto.

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